Cronaca

Stragi Capaci, inchiesta di Report, perquisizione in casa dell'inviato

La Procura di Caltanissetta smentisce dichiarazioni

Redazione

E' lo stesso conduttore Sigfrido Ranucci ad aver anticipato la notizia secondo cui "il motivo sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l'inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell'attentato. Gli investigatori - continua Ranucci - cercano atti e testimonianze anche su telefonini e pc".

In occasione del trentennale della strage, Report ha dedicato ieri sera un servizio di Paolo Mondani legato all'inchiesta "La bestia nera" secondo cui emergerebbero documenti e protagonisti dimenticatiin grado di gettare una nuova luce su quei fatti.

Secondo una delle ipotesi su cui sono in corso verifiche, Stefano Delle Chiaie, il fondatore di Avanguardia nazionale e poi cofondatore dell'organizzazione di destra Ordine Nuovo, scomparso nel 2019, qualche mese prima della strage sarebbe stato presente insieme ad alcuni boss nella zona dello svincolo di Capaci. Se fosse confermato, prenderebbe forza la tesi secondo cui a preparare l'attentato al giudice Falcone siano stati gli ambienti dell’estrema destra eversiva, utilizzando la strategia stragista della mafia agli ordini di Totò Riina.

Sulla perquisizione della Dia interviene il presidente della Commissione nazionale Antimafia Nicola Morra il quale commenta: "C'è una feroce sottovalutazione dell'opinione pubblica e ci si sottrae alla capacità di giudizio dell'opinione pubblica facendo intervenire lo Stato che indica al cittadino cosa sia giusto proporgli e cosa meriti fiducia e credibilità e cosa no: a me ricorda tanto la censura".

Di seguito la nota ufficiale della Procura di Caltanissetta firmato dal Procuratore della Repubblica Salvatore De Luca

Nell’ambito della trasmissione televisiva Report, andata in onda in data 23.5.2022, sono stateinserite le interviste al Luogotenente dei Carabinieri in congedo Walter Giustini ed alla signoraMaria Romeo, dalle quali è emerso complessivamente che, nel corso delle indagini condotte nel1992 dai Carabinieri del Gruppo 1 – Palermo, coordinate dalla Procura di Palermo, sono statefornite da parte di Alberto Lo Cicero, prima quale confidente e poi quale collaboratore digiustizia, preziose informazioni circa la preparazione della strage di Capaci (quindi prima deltragico evento), nonché circa la funzione svolta da Biondino Salvatore quale autista del latitanteSalvatore Riina, molti mesi prima che lo stesso venisse catturato in compagnia dello stessoBiondino.Tali dichiarazioni sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gliarchivi dei Carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura diPalermo. Il riscontro negativo emerge dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali fatte neiconfronti del Lo Cicero, prima della sua collaborazione, nonché da tutti i verbali di sommarieinformazioni e di interrogatorio dallo stesso resi prima dei su indicati eventi.In particolare, nel corso delle sommarie informazioni in data 25 agosto 1992, il Lo Cicerodichiara di aver riscontrato delle anomalie nel comportamento di alcuni uomini d’onore pocoprima della strage di Capaci, pensando però che volessero organizzare qualcosa per ucciderlo (ilLo Cicero era già stato vittima di un tentato omicidio nel dicembre del 1992), concludendo “maiavrei pensato quello che poi è avvenuto” (e cioè la suindicata strage).Per quel che riguarda la rilevanza di Biondino Salvatore, il Lo Cicero ha affermato, sia nel corsodelle discussioni intercettate, che nell’ambito degli interrogatori antecedenti alla cattura diSalvatore Riina, che il detto Biondino era l’autista del latitante Gambino Giacomo Giuseppe,arrestato già diversi anni prima delle dichiarazioni in esame, non facendo in alcun modomenzione del Salvatore Riina, se non in data 22.1.1993 (cioè in data successiva alla cattura deldetto latitante): “vedendo la sua immagine proprio sui giornali e in televisione, mi sonoricordato che quella persona l’ho vista qualche volta nella villa del Troia”.Allo stesso modo il Lo Cicero, sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degliinterrogatori da lui resi, al Pubblico Ministero e ai Carabinieri, non fa alcuna menzione diStefano Delle Chiaie.Non compete a questo Ufficio esprimere valutazioni generali in ordine alla completezza etempestività delle indagini coordinate da altra autorità giudiziaria a meno che le stesse nonabbiano una rilevanza penale in un procedimento di sua competenza; qui si intende solamenteaffermare che sono del tutto destituite di fondamento le affermazioni circa la sussistenza dispecifiche e tempestive dichiarazioni rese dal Lo Cicero sugli argomenti sopra indicati e, quindi,che sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci ed anticipare di alcuni mesi la cattura diSalvatore Riina.Questa Procura ha già espresso il proprio convincimento circa la sussistenza di mandanti econcorrenti esterni nella strage di via D’Amelio, chiedendo nel processo per il c.d. depistaggio lacondanna degli imputati con la contestata aggravante di mafia, riguardante la finalità di coprire le

alleanze di alto livello di cosa nostra in quel periodo. Tuttavia, le difficilissime indagini chepossono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate ad elementi di fatto solidie riscontrati. Per tali motivi questo Ufficio, che si era imposta la rigorosa consegna del silenzio, ècostretto ad intervenire per smentire notizie che possano causare disorientamento nella pubblicaopinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che siverrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto.Ed è proprio per verificare la genuinità delle fonti che questa Procura ha disposto unaperquisizione a carico di un giornalista di Report, che non è indagato. Tale perquisizione nonriguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta da tale giornalista, benché la stessa siapresumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti inessere da altro ufficio giudiziario. Infatti, secondo quanto accertato da questo Ufficio, in unaoccasione, il detto giornalista avrebbe incontrato il suindicato Luogotenente in congedo Giustini,non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso di essogiornalista in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarieinformazioni da rendere a questa Procura. E’ necessario verificare la natura di taledocumentazione posta in lettura al Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato dirivelazione di segreto d’ufficio relativo alla menzionata attività di altra autorità requirente. Taleaccertamento è tanto più rilevante in considerazione dell’importanza che Giustini attribuisce atale documentazione, nonché a seguito delle contraddittorie versioni fornite da quest’ultimo inmateria di comunicazione nel 1992 delle informazioni da parte dell’Arma all’AutoritàGiudiziaria di Palermo.

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