Cronaca

Libia. Farnesina allerta il sindaco di Mazara: due pescherecci in una zona ad alto rischio

Preoccupazione del sindaco Salvatore Quinci

Redazione

Nel mare antistante la Libia potrebbe ripetersi un altro caso Antartide e Medinea, i due pescherecci sequestrati il 1 settembre scorso e il cui equipaggio è stato rilasciato solo tre mesi di prigionia nelle carceri della Libia.

Ieri sera il sindaco Salvatore Quinci è stato informatodall'Unità di crisi della Farnesina che due pescherecci di Mazara, il 'Giuseppe Schiavone' e il 'Nuovo Cosimo', si trovano in una zona pericolosa, una zona "ad alto rischio" nel Mediterraneo, di fronte alle coste libiche.

Il sindaco esprime la sua preoccupazione dopo aver ricevuto la notizia: "Sono profondamente preoccupato, perché potremmo rivivere gli stessi momenti che abbiamo vissuto nel settembre scorso con il sequestro dei nostri equipaggi". "Stamattina ho sentito l'armatore dei due pescherecci Salvatore De Santis al quale ho rappresentato quanto mi è stato comunicato dall'Unità di crisi - ha aggiunto Quinci - toccherà a lui ora vagliare la situazione e capire che fare".

"I due pescherecci si trovano a 40 miglia da Bengasi, in acque internazionali - ha detto De Santis - quella è una zona molto ricca di pesce e, quindi, per noi è vitale lavorare lì". L'armatore è in contatto quotidiano con i comandanti dei due pescherecci.

Anche la Capitaneria di porto di Mazara del Vallo ha allertato la società armatrice «De Santis srl» affinché, per i due pescherecci 'Giuseppe Schiavone' e 'Nuovo Cosimo', «il comando di bordo adotti urgentemente ogni utile iniziativa per la sicurezza degli equipaggi e delle imbarcazioni». La nota è arrivata via Pec alla società con sede a Mazara, ma anche alla 'Siciliana pesca srl' (armatrice del 'Michele Giacalone' e del 'Luciano Giacalone') e alla 'Rosso di cuore srl' (proprietaria dell’Artemide).

I sistemi di controllo della Capitaneria hanno accertato che i 5 pescherecci hanno fatto ingresso all’interno della 'Zona di protezione della pesca (Zpp)' proclamata unilateralmente nell’anno 2005 dalla Libia, con l’intento di esercitare nella stessa i diritti di sovranità sulle risorse ittiche. La zona, dunque, è ritenuta dalla Capitaneria di porto 'altamente pericolosa'. «Quelle acque risultano vigilate da motovedette riconducibili alle istituzioni libiche, che svolgono servizio di pattugliamento per il contrasto dell’attività di pesca non autorizzata, specie nei confronti di motopesca stranieri, attuando operazioni di abbordaggio, fermi di polizia ed azioni armate», scrive la Capitaneria alle società armatrici.Vincenzo De Santis, fa un appello: "Vi preghiamo di allertare le nostre motovedette affinché si possa lavorare con serenità e pace per tutti quanti".

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